Richard Gardner (1985), ha descritto la sindrome di alienazione parentale (PAS) come un disturbo che insorge nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. Dal punto di vista giuridico, l’alienazione parentale rappresenta la violazione del diritto di un figlio di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori e di conservare i rapporti significativi con i parenti di ciascun ramo genitoriale, violazione messa in atto da parte di un genitore nei confronti dell’altro. Si tratta della combinazione di un programma di denigrazione messo in atto dal genitore indottrinante, nei confronti del genitore bersaglio e del contributo dato dal bambino a tale denigrazione, che porta ad un rifiuto ingiustificato e dei sentimenti di disaffezione del figlio nei confronti del genitore alienato.
Tale fenomeno è spesso oggetto di consulenza tecnica d’ufficio (CTU). La CTU per descrivere l’eventuale presenza della sindrome, dispone una serie di incontri con il minore, i genitori e incontri congiunti genitori-figlio, madre-figlio, padre-figlio e, nei casi più gravi, dispone interventi psicosociali e giuridici specifici per la situazione, quali l’inversione di collocamento, il trasferimento del minore presso una struttura protetta, il trasferimento dello stesso presso un familiare, l’ipotesi di incontri protetti e l’ipotesi di trattamento sanitario. La scelta degli interventi dipende da molteplici elementi, tra i quali l’età del figlio, il grado di rifiuto e le competenze genitoriali del genitore rifiutato. Se le ultime due ipotesi menzionate, vale a dire gli incontri protetti e il trattamento sanitario, risultano essere poco valide e utili ai fini di un riavvicinamento al genitore alienato, l’estremismo del trasferimento presso un familiare o una struttura protetta sottendono l’inaffidabilità di entrambi i genitori e conseguenze psicologiche nefaste sul minore. L’ipotesi maggiormente discussa è allora quella dell’inversione del collocamento, per cui il figlio dovrebbe passare dall’affidamento al genitore alienante, all’affidamento al genitore alienato. Ciò che ci si chiede è quanto sia giusto tale allontanamento, quando, nonostante il condizionamento psicologico, il rapporto con il genitore dominante è buono (Pingitore, 2017).
A tal proposito, Pingitore (2018) si espone riflettendo sull’effettiva genuinità del rapporto con il genitore dominante. È vero che il bambino percepisce la relazione come protettiva, ma si tratta di una sua percezione. Il figlio, infatti, tende a stringere un legame fusionale con il genitore dominante perché lo percepisce più forte e determinato nella fase di separazione e post separazione, tuttavia non è altro che un rapporto connotato da minacce sottese, angosce abbandoniche, dipendenza affettiva e mistificazione della realtà. Non si può allora ritenere quello tra il figlio e il genitore dominante un rapporto sano, quanto piuttosto un rapporto dannoso per la salute del figlio.
Ciò che potrebbe essere determinante al fine di rendere meno drastico tale provvedimento per i minori, è l’attuazione di programmi volti a favorire il riavvicinamento alla figura alienata. I programmi di recupero noti e sperimentati negli Stati Uniti rappresentano un tentativo di validazione sul campo di alcune teorie sul meccanismo di instaurazione dell’alienazione parentale. Il Family Bridges (Warshak, 2010b), è un programma che si propone di aiutare figli gravemente alienati ad accettare la decisione del tribunale che li colloca presso il genitore denigrato. Il minore trascorre un breve periodo (tre o quattro giorni) con il genitore rifiutato in un struttura idonea, ad esempio un villaggio vacanze. Durante questo periodo i due partecipano insieme a varie iniziative formative. In una prima fase si discutono temi inerenti le relazioni genitori-figlio, mentre altre fasi del programma prevedono di affrontare la tematica del divorzio e della risoluzione dei conflitti. L’efficacia del programma è stata verificata in ventidue minori su ventitré, i quali hanno riallacciato una relazione positiva con il genitore rifiutato.
L’ Overcoming Barriers Family Camp (Sullivan, Ward & Deutsch, 2010) è anch’esso un programma basato sulla formula della vacanza e la principale differenza rispetto al primo è che prevede la partecipazione di ambedue i genitori unitamente al minore. Questo comporta che il programma si possa applicare solo ai casi nei quali il genitore favorito collabora e quindi, di solito, l’alienazione del minore è di grado lieve o medio.
Secondo il Metodo Childress (Childress, 2013) l’idea alla base della sindrome è che il problema vada attribuito ad una relazione patologica instaurata nell’infanzia dal genitore alienante con uno dei suoi caregiver. Il rimedio proposto da Childress è allora lo Strategic-Beahvioural-System Intervention ed ha il fine di sostenere il minore nello sviluppo di una relazione positiva con il genitore rifiutato senza violare l’alleanza e il senso di lealtà con il genitore alienante.
Edward M. Stephens (2013) ha messo a punto un trattamento per i minori vittime di alienazione genitoriale di grado grave, effettuato presso il Rye Hospital, una struttura accreditata presso lo Stato di New York. Tale trattamento prevede la presa in carico del minore, dopo un’accurata diagnosi che ha accertato la vera natura dei problemi del minore. Il caso viene trattato dallo staff soffermandosi in particolare sui propri sentimenti nei confronti del genitore rifiutato e nei confronti del genitore alienante. Il minore viene supportato nel superare la distorsione indotta dall’alienazione e quando possibile vengono effettuate sedute di gruppo con altri minori in situazioni analoghe. Il punto di forza del trattamento, inoltre, è che viene progettato su misura, in modo da adattarsi ai singoli casi, che vengono seguiti anche dopo il rientro in famiglia.
In conclusione, vista la delicata fase della vita in cui si trovano i minori vittime di PAS e vista la drasticità di un simile provvedimento, quale l’inversione del collocamento, sarebbe bene introdurre in Italia alcuni dei suddetti metodi, al fine di promuovere il benessere delle relazioni familiari.
Bibliografia
Childress, C. (2013). Parental Alienation. Edizione online: http://www.drcachildress.org/asp/Site/ParentalAlienation/index.asp
Gardner, R.A. (1985). Recent trends in divorce and custody litigation. The Academy Forum, 29, 2, 3-7.
Pingitore, M. (2017, 13 Maggio). FAQ Interventi nei casi di alienazione parentale. Disponibile da https://www.psicologiagiuridica.eu/faq-interventi-nei-casi-alienazione-parentale/2017/05/13/
Pingitore, M. (2018, 1 Novembre). Rilevata l’alienazione parentale, è giusto allontanare il figlio dal genitore dominante? Disponibile da https://www.psicologiagiuridica.eu/rilevata-lalienazione-parentale-e-giusto-allontanare-il-figlio-dal-genitore-dominante/2018/11/01/
Stephens, E.M. (2013). Rye Hospital program for treating children affected by Parental Alienation Syndrome (PAS). Edizione online: http://responsibledivorce.com/parenting/pas-rye.htm
Sullivan M.J., Ward P.A., Deutsch R.M. (2010). Overcoming Barriers Family Camp: A program for high-conflict divorced families where a child is resisting contact with a parent, «Family Court Review», 48, 115-134.
Warshak, R.A. (2010). Family Bridges: Using
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